Un’ambasciata dell’era Tenshō

La stampa ha precocemente documentato la prima, “nobilissima” missione giapponese in Europa, nota come Tenshō shōnen shitetsu (delegazione dei giovani dell’era Tenshō).

Nel 1582, il padre visitatore dei Gesuiti, l’abruzzese Alessandro Valignano, arrivato in Giappone nel 1579, anno VII dell’era Tenshō, aveva organizzato una spedizione composta da una ventina di persone. Ha scritto Venanzio Amoroso che, tra questi, figuravano “quattro legati giapponesi che avevano studiato nel seminario fondato ad Arima dallo stesso padre. I quattro avevano il compito di consegnare a Gregorio XIII a Roma delle lettere da parte dei tre nobili Daymō di Kyūshū, un’isola del sud del Giappone, che erano stati convertiti al Cristianesimo [Ōmura Sumitada, Ōtomo Yoshishige, Arima Harunobu]. Attraverso di essi il Papa avrebbe così potuto disporre di una diretta testimonianza dei risultati che la Compagnia di Gesù stava conseguendo in Giappone e, avallandone l’operato, ne avrebbe anche stabilito il monopolio”.

Nelle intenzioni del religioso la spedizione, pianificata nel 1581, assumeva un importantissimo valore strategico. Stiamo parlando, per lo più, di “ambasciatori” giovanissimi, due dei quali esponenti della nobiltà nipponica: Itō Sukemasu Mancio (nato nel 1568, nipote del signore feudale di Hyūga e rappresentante ufficiale della missione), Chijiwa Seizaemon Miguel (n. 1569, nipote del signore feudale di Arima), Nakaura Jingorō Julião (n. 1567) e Hara Martin (n. 1569).

Salparono dal porto di Nagasaki, su nave portoghese, il 20 febbraio 1582, diretti in Portogallo, ma perdendo presto l’ideatore del tutto – il Valignano stesso – che era stato nominato provinciale delle Indie il 4 gennaio 1583 e che, pertanto, fu costretto a restare in Asia.
Al suo posto subentrò il gesuita Nuno Rodrigues, rettore del Collegio di San Paolo a Goa, insieme con un interprete, Diogo de Mesquita, figura destinata a rivestire un ruolo importante nell’ambito della missione cattolica in Giappone.
Dopo due anni di viaggio per mare, la delegazione giunse a Cascais (10 agosto 1584) e a Lisbona (11 agosto): qui sostò qualche mese, per poi ripartire in vista della Spagna dove, toccate Madrid e altre città, puntò l’Italia, direzione Livorno (vi giunse il primo marzo 1585).

La visita dei giapponesi, iniziata idealmente a Roma, dove incontrarono per primi Alessandro de’ Medici e il granduca di Toscana, Francesco de’ Medici, e ricevettero una grande accoglienza da parte di Gregorio XIII e dal suo successore, Sisto V, si snodò attraverso numerose località, quali Assisi, Loreto, Urbino, Ancona, Venezia, Bologna, Ferrara, Verona, Milano e si concluse nella Repubblica di Genova. Dal porto ligure, gli ambasciatori ripartirono verso Spagna e Portogallo. A Goa c’era ad attenderli Alessandro Valignano, che li riportò in Giappone, dove finalmente rientrarono il 21 luglio 1590.

Il più importante resoconto a stampa di questa storica spedizione apparve nel 1586, ad opera del letterato maceratese Guido Gualtieri, Segretario delle Lettere Latine con Sisto V: Relationi della venuta degli ambasciatori giaponesi à Roma, fino alla partita di Lisbona. Con una descrittione del lor paese, e costumi, e con le accoglienze e fatte loro da tutti i Prencipi Christiani, per dove sono passati (Venezia, Giolito, 1586) ed ebbe molte edizioni (tre già nel medesimo anno), fino al 1895 (Schio, Marin)

“Gli stampatori fecero a gara per soddisfare tale desiderio e pubblicarono uno dopo l’altro tutta una serie di testi su di loro e il Giappone, con notizie non sempre vere, spesso arricchite da una buona dose di fantasia ed invenzione. Nel solo 1585 ben 49 titoli trattarono della venuta in Italia dei Giapponesi e tra il 1586 e il 1593 ne apparvero altri 29”, ricorda Amoroso.
Il contributo che l’opera apportò fu notevole, anche perché raccoglieva e divulgava tutte le informazioni allora note sul Giappone, in un periodo delicatissimo per le relazioni tra autorità militari e missioni cristiane nel paese estremo-orientale, quando imperavano figure della levatura di Oda Nobunaga e del samurai Toyotomi Hideyoshi.

Su questo, cfr.: Venanzio Amoroso, Viaggiatori Stranieri in Liguria, Genova, Unioncamere Liguri-Centro Studi e Ricerche “Viaggiatori stranieri in Liguria”, 1988. Più recentemente: Cristina Rosa, La prima ambasceria Giapponese in Europa, Viterbo, Sette città, 2022.

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