“il titolo del libro, Le anatomie dell’invisibile, riprende quello dell’ultimo capitolo, incentrato sulla problematica del corpo umano e concepito come corollario al saggio sulla sessualità. nella sequenza dei titoli è infatti rintracciabile un filo conduttore piuttosto forte, il quale, pur nella varietà dei film presi in esame e delle intenzioni dei loro autori, configura un’idea ben precisa, organica, della storia dell’immagine e della sua evoluzione nel tempo. L’idea che il cinema, arte visiva al pari della pittura o della scultura o della fotografia, rappresenti, nelle sue manifestazioni più alte, sempre se stesso. e che solo quando s’interroga su se stesso può dire legittimamente d’interrogarsi con eguale intensità sulla realtà, l’essere umano, l’universo”.
Con una nota di René de Ceccatty